Indietro?? ...Neanche per prendere la rincorsa...

Thursday, December 14, 2006

Ma che disdetta io ti maledico


si fa tanto un dire dell'amicizia..qualche giorno fa un caro amico, "il brother" riccioli d'oro, mi chiedeva in particolare se credo fino in fondo all'amicizia tra maschietti e femminucce....mah che dire? che non potrebbe essere il contrario visto che son cresciuta con una banda di scalmanati skateboard, bici, pallonate di fronte ai garage, tuffi dagli scogli evvia...e le bimbe sempre in minoranza...questa cosa mi ha un pò segnato credo....fino a che poi nel magico mondo si saintmartz, tra probabili e improbabili ing, o volere o volare la maggioranza è dei maschietti...e quindi aimè, siccome senza amici non si vive bene, si continua a instaurare questi bei legami ormai uomo-donna, che son forti...forti davvero...con un'amica (e qui si parla di amicizia vera, quella che si costruisce negli anni, quella che ci si guarda nelle palle degli occhi e ci si dice davvero quello che si pensa ecc ecc) c'è una solidarietà di fondo- un comune sentire che rende un pò il senso di quella canzone che Fiorella canta tanto bene..."siamo cosi, dolcemente complicate...certe serate, lascia stare.....".
Ma con un amico-uomo, deh, è troppo bello!
.... una donna con un amico stabilisce quel cameratismo da rapporto fraterno che sempre si contorna da un certo senso di protezione e rispetto delle differenze di genere....e c'è un arricchimento a vedere il mondo con gli occhi di chi è dall'altra parte del cielo incredibile…ed è divertente perché è un rapporto che non è “inquinato” da tutti quelle reazioni che per esempio ci sono nell’amore…e non ci sono pretese…c’è solo: affetto-supporto-scambio…
Cosi è..cosi dovrebbe essere….
Tuttavia…un uomo e una donna sono principalmente esemplari del loro genere…per vederla in versione un po’ animalesca …e quindi non ci sono storie…può succedere…può succedere che 2 amici superino quella soglia di fraternità e rispetto….Qualcuno a questo punto asserisce che non era amicizia, che magari era già altro…che c’era un interesse nascosto…a volte è cosi…ma secondo me spesso quel limite si sorpassa perché un amico è l’uomo più vicino e sicuro che raccoglie le nostre debolezze (sta frase si può rigirare anche al femminile)….
Superato quel limite due son le cose: o si trasforma l’amicizia in altro…tipo l’amore o simili…o si torna indietro e si ammette l’errore…
Ma si può restare amici….
Si può restare amici se si vuole ma soprattutto se si dimostra all’altro di saper continuare a dare affetto-Supporto-scambio ma soprattutto Rispetto….E’ da un po’ di tempo che io un amico credo di averlo perduto….e mi fa soffrire sta cosa…e lui non fa niente per me…


...o lo poco que entendemos el significado de la palabra amistad.
Hace días que te observo,
he contado con los dedos,
cuantas veces te has reído,
una mano me ha valido.


Hace días que me fijo,
no se que guardas ahí dentro
a juzgar por lo que veo,
nada bueno, nada bueno.


De qué tienes miedo,
a reír y a llorar luego,
a romper el hielo,
que recubre tu silencio.


¡Suéltate ya! y cuéntame
que aquí estamos para eso,
"pa" lo bueno y "pa" lo malo,
llora ahora y ríe luego.


Si salgo corriendo,
tú me agarras por el cuello,
y si no te escucho, ¡Grita!
Te tiendo la mano,
tú agarra todo el brazo,
y si quieres más pues, ¡Grita!

Wednesday, December 13, 2006

Perché ognuno, in fondo, c'ha il suo pisano


Il libro da regalare a Natale:
"In principio fu la topa: autentica categoria kantiana del pensar satirico del più scandaloso, imprevedibile, libertario giornale italiano, foglio dissacrante diventato negli anni autentico fenomeno di culto. Dito nell'occhio dei potenti di ogni scuderia e di ogni cilindrata, antidoto all'impero del pappa e ciccia, Il Vernacoliere ha saputo raccontare mirabilmente mostri, miti e troiai vari del Belpaese, con la sua informazione ferocemente paradossale che - per dirla con le parole del grande Oreste del Buono -"sfugge alla banalità, vera volgarità del nostro parlare quotidiano". La sua satira, e le sue irresistibili copertine, poggiano saldamente su alcuni grandi tormentoni, solidissimi pilastri, temi guida di un dissacrante e illuminante racconto dei vizi e delle virtù della società. La topa e il pipi, certamente, ma anche i pisani, metafora dell'"altro" (perché ognuno, in fondo, c'ha il suo pisano), i politici e la politica, la salute e il lavoro, le guerre e i militari, i preti, il carrozzone mediatico, la realtà quotidiana, con le sue imposizioni e sofisticazioni....

....È il grido liberatorio di chi, per coniugare riforme e rivoluzione nel migliore dei mondi possibili, proclama: "Trombare meno, trombare tutti"...."
(ecco trovata la terza regola)


Tuesday, December 12, 2006

l'odore dei meantime



ho appena sentito l'odore degli anni di università....Il Propoli....
me lo voglio ricordare, giusto ora
cosi come 4 ore fa passando x il 2ndo piano della mia riccazzienda....quell'odore del corridoio, plastica-gomma- carta appena stampata...questo è l'odore dei primi mesi belli e pazzi di lavoro...anche felici direi....
tanto per non smentirsi e non pensare al ieri...ma la volevo registrare questa....
si potesse registrare o imprigionare l'odore....ecco il genio di Profumo, il libro non il film direi...

Monday, December 11, 2006

Smemoranda brothers & sisters - anno 1995

se i mortali si guardassero da ogni rapporto con la saggezza...


Lo spot più bello dell'anno...come mi piace.....:
Osservate con quanta previdenza, la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia. Diffuse nell'uomo più passione che ragione, perché fosse tutto meno triste.... Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza la vecchiaia neppure ci sarebbe..... La vita umana non è altro che un gioco della follia...IL CUORE HA SEMPRE RAGIONE...”

http://www.youtube.com/watch?v=-UbHBMJKKzQ

La fine solitaria del tiranno morto 2 volte


Antonio Skarmeta, il celebre scrittore della storia "el cartero de neruda" che ha ispirato il Postino, oggi scrive su Repubblica:


"QUAND'ERA al culmine del suo potere, Pinochet immaginava centinaia di cospirazioni ai suoi danni, organizzate dai "siñores politicos". Per qualche strana ragione, non si sa se dentale o stilistica, non riusciva a pronunciare correttamente la parola "señores". E per dimostrare la volontà dei "siñores politicos" di distruggere la libertà e l'ordine che sosteneva di rappresentare, in un celebre discorso pronunciato al Club conservatore de la Unión, si fece promotore di letture rivoluzionarie: "Bisogna leggere Lenin, "siñores"". Leggere "Linin" per individuare con chiarezza le tattiche terroristiche dei suoi avversari. Non si sbagliava. Sono stati i "siñores politicos" cileni d'ogni tendenza - chi prima, chi con molto ritardo - a ridurre l'uomo forte a feticcio di una dozzina di anziane signore. Immagino che questo discorso dominerà la stampa di oggi: il dittatore Pinochet è morto politicamente assai prima della sua morte fisica. Per usare un'immagine cara al folclore cileno, la pannocchia si è sgranata un po' alla volta. Alla fine i suoi alleati sono rimasti in pochi come i denti nella sua bocca. È stata questa la sua sconfitta......"
"......Non a torto, una compunta signora, fedele al generale, si è presentata davanti all'ospedale dove il suo idolo stava agonizzando con in mano un piccolo cartello confezionato alla buona, con la seguente accusa: Derecha dormida, Pinochet te salvó la vida (destra addormentata, Pinochet ti ha salvato la vita). Oltre ai suoi familiari, e a questa stoica signora che col suo cartellino in mano ha sopportato i 32 gradi della primavera cilena, non c'è nessuno a piangere per Pinochet. È giusto allora dire che il generale è morto molto prima di morire? Un fatto però è certo: quel cartellino non è la sola cosa che resta di lui in Cile. Con lo stile della sua ritirata, Pinochet è stato determinante per il carattere attuale, praticamente di "unità nazionale", del governo cileno..."

"...Alla fine un dittatore del calibro di Pinochet, il cui regime si era reso responsabile di innumerevoli sparizioni, torture, fucilazioni indiscriminate e arbitrarie e decine di migliaia di licenziamenti, costringendo all'esilio centinaia di migliaia di cileni, sarebbe stato giudicato lontano dalla protezione dei suoi camerati. Ma la gioia fu di breve durata....."

"....Diciamolo chiaramente: la democrazia non ha mai avuto la forza di mettere Pinochet sotto chiave. Anzi, diciamolo anche più chiaramente: la democrazia cilena non ha mai voluto incarcerarlo. Quest'ambiguità è forse la più sublime strategia di consolidamento di un'unità nazionale che spiega la tanto celebrata stabilità e il benessere del Cile di oggi. Oggi è morto Pinochet: un uomo che ha distrutto la vita di molte famiglie cilene: il suo brutale golpe fu una risposta sproporzionata ai problemi, pure reali, della società del 1973. La sua eredità è dunque più poderosa, e più sottile di quanto recita il piccolo cartello dell'anziana solitaria davanti all'ospedale. Una cosa è certa: Pinochet è finito solo, perdendo la sua battaglia. In questo senso i "siñores politicos" hanno fatto un ottimo lavoro - che abbiano o meno letto "Linin". E tuttavia, la sua fuga finale da una giustizia che non abbiamo potuto o voluto fare ci coinvolge nella sconfitta, e nella tristezza. Nel Giulio Cesare, davanti al cadavere dell'imperatore, Marco Antonio sentenzia nel suo discorso funebre: "Il male fatto dagli uomini sopravvive alla loro morte, il bene che hanno fatto viene sepolto con le loro ossa". Seppelliamo Cesare.

tok tok...no, non ti apro +....

NOn avendo avuto tempo e voglia di scrivere stanotte, mi accingo a farlo di prima mattina con le idee + lucide e dopo aver scorso tutte le notizie degne di nota su repubblica-gaza, bambini uccisi...roma purgata dalla lazio, madò mi spiace...e Pinochet morto....e lì ci sarebbe pure da festeggiare...e molti cileni in effetti festeggeranno...solo che quest'uomo era meglio se moriva 40 anni fa..chissà se la storia del mondo sarebbe un pò diversa....in effetti in questi tempi personalmente molto confusi passeggiando per le bancarelle illuminate a Natale, tanta è la bambola che mi chiedo anche io cosa e chi e dove sarei se questo/quello o quell'altro non fosse successo..e chi sono cosa mi piace ora adesso, le stesse cose di 10/5/2 anni fa oppure no....sadici pensieri direi...la diagnosi è che penso troppo al passato e poco al presente e il futuro....male!!non è da una ventiseienne..solo che evidentemente l'insoddisfazione è un brutto binocolo e si finisce x avere una percezione sbagliata dell'adesso e del poi...tanto per dirne una ho adopearto il ponteambrogiano-immacolato anche per mettere apposto nei super-album le foto degli ultimi 5 anni .... ma vi rendete conto? forse un numero indecifrabile tra le 1000- 1500 stampe...molto dispendioso.... ma poi diavolo, valentina, avrò scattato 40 foto ai leoni marini...tutti ammassati alla penisola di Paracas (PERU)...tutti =, anzi no + o - grassi, ma insomma la specie è quella...vabè, errori di gioventù...comunque gran lavoro...ne sono soddisfatta...
il fatto è poi che da certe conversazioni forse un pò di spunti arrivano...partire dall'origine..si ma quale origine?pensiamoci, quante origini abbiamo? tante, troppe...
inoltre a volte è meglio dire tutto tutto anche a chi si sa - anzi si pensa, si spera - che capirà visceralmente o soprasseddere di fronte a piccole angosce - asti che nascono si spera non da vendetta, non da ironia spinta, ma da distrazione, dal non pensarci??....è che non c'è verso maschietti e femminucce hanno origini su pianeti diversi..marte e venere, no? e allora forse meglio soprassedere e non pensarci...

maremma ryanair...oh quanto costa andare a barcellona!!!!
comunque BUON LUNEDI A CHI LEGGE..
e leggetevi l'oroscopo dell' internazionale: Ti sfido ad accettare incondizionatamente una parte di te che hai sempre criticato.
http://www.internazionale.it/oroscopo/

Monday, December 04, 2006

Troppe complicità per chi ha tradito un paese - LUIS SEPULVEDA

"Sono chiuso in casa da tre settimane per terminare un romanzo, senz'altra compagnia se non quella del mio cane Zarko e del mare, felice tra i miei personaggi, ma dalle prime ore di domenica, ho cominciato a ricevere delle telefonate dei miei amici e amiche del Cile. "Prepara i calici", mi dicono dal mio lontano paese. Ho pronta una bottiglia di Dom Perignon in frigorifero. È un riserva speciale e me la regalò a questo fine il mio caro amico Vittorio Gassman una sera a Trieste. "Spero che la berremo insieme", mi disse in quell'occasione e sarà così, perché a casa mia c'è un calice che porta inciso il suo nome. Alla radio, una voce dice che il tiranno sta davvero male e che, a quanto pare, stavolta la Parca se lo porterà all'inferno degli indegni, anche se noi cileni non ci fidiamo mai delle repentine malattie che lo colpiscono ogni volta che deve affrontare la giustizia. Vorrei essere in Cile tra i miei cari e condividere con loro la spumeggiante allegria di sapere che finalmente finisce l'odiosa presenza del vile che ha mutilato le nostre vite, che ci ha riempito di assenze e di cicatrici. Pinochet non solo ha tradito il legittimo governo guidato da Salvador Allende, ha tradito un modello di paese e una tradizione democratica che era il nostro orgoglio, ma in più ha tradito anche i suoi stessi compagni d'armi negando che gli ordini di assassinare, torturare e far scomparire migliaia di cileni li dava lui personalmente, giorno dopo giorno. E come se non bastasse, ha tradito i suoi seguaci della destra cilena rubando a dismisura e arricchendosi insieme al suo mafioso clan familiare.

L'ex dittatore paraguayano, Alfredo Stroessner, è morto poco tempo fa nel suo esilio brasiliano, pazzo come un cavallo, dichiarando persone non gradite in Paraguay cento persone al giorno i cui nomi estraeva dall'elenco del telefono di Sau Paulo. Pinochet, invece, muore simulando una follia che gli permette fino all'ultimo minuto di fare assegni e transazioni internazionali per nascondere la fortuna che ha rubato ai cileni. Muore amministrando il suo bottino di guerra con la complicità di una giustizia cilena sospettosamente lenta. Smette di respirare un'aria che non gli appartiene, di abitare in un paese che non merita, tra cittadini che per lui non provano altro che schifo e disprezzo. Ma muore, e questo è quello che importa. La sua immagine prepotente di "Capitán General Benemérito", titolo di ridicola magniloquenza che si autoconcesse, svanisce nella figura dell'anziano ladro che nasconde il suo ultimo furto tra i cuscini della sedia a rotelle. Ma muore, e questo è quello che importa. Prima di tornare al mio romanzo, apro il frigorifero e palpo il freddo della bottiglia. Poi dispongo i calici con i nomi dei miei amici che non ci sono, dei miei fratelli che difesero La Moneda, di quelli che passarono nei labirinti dell'orrore e non parlarono, di quelli che crebbero nell'esilio, di quelli che fecero tutte le battaglie fino a sconfiggere il miserabile che ha gettato un'ombra sulla nostra vita per sedici anni ma non ci ha tolto la luce dei nostri diritti. Con tutti loro brinderò con gioia alla morte del tiranno.